L’amazzonia
L’amazzonia
Non capita spesso di vivere personalmente quello che, trasmesso in televisione, chiameremmo documentario. Le 3 ore di barca che separano (in 60 Km) l’ultimo villaggio abitato dalle cabanas, hanno un qualcosa di magico. I cuscini dell’imbarcazione metallica sono bagnati, ma preferibili alla dura panchina sverniciata su cui si appoggiano. L’acqua color cacao, gli alberi cosi’ alti che a me, piccolo alieno del mondo civilizzato, sembrano grattacieli. Di alcuni, causa la foschia non si riesce a scorgerne la cima, il rumore del motore ha effetto soporifero, ma non si dorme a causa dei 1001 tronchi rovesciati in acqua, su cui la barca scivola.
L’acqua é bassa e la percorribilitá non é delle migliori, la barca rallenta mentre la destinazione simbolicamente si allontana. Una debole torcia elettrica diventa la nostra stella polare. Arriviamo a notte fonda, ma sono appena le 19:30,qui sulla linea dell’ecuatore. 2 colpi di fucile, gente ammassata sulla lungha scalinata in legno che separa le cabanas dal fiume. Aspettate qui ci impongono, altri spari nel buio piú buio. Dopo 20 minuti ci mettono in camera a letto senza cena e dopo altri 10 il generatore viene fermato. Ci sono dei ladroni e se sono qui, a 60 e 100Km dai villaggi piú vicini, c’é una ragione.